𝐂𝐞𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐞: 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐜𝐞𝐥𝐭𝐚 𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞 𝐮𝐧 𝐯𝐚𝐧𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐫𝐞𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐞 𝐚𝐳𝐢𝐞𝐧𝐝𝐞

Sotto la spinta dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha inserito il sistema tra gli strumenti a sostegno delle donne, la certificazione è stata delineata con la legge n. 162/2021 e con la Legge di Bilancio 2022 ed è stata inserita nella Missione 5 del PNRR, Inclusione e coesione.

Questo tipo di certificazione attesta che un’organizzazione rispetta determinati standard e criteri relativi alla parità di genere, dimostrando il suo impegno per creare un ambiente di lavoro equo e inclusivo per tutti i dipendenti, indipendentemente dal genere. Ad oggi, 3 maggio 2024, la dotazione risulta ancora disponibile. A disposizione complessivamente 8 milioni di euro. In questa prima finestra, però, sono stati messi in campo i primi 4 milioni:

• 1.250.000,00 di euro per contributi sotto forma di voucher per servizi di assistenza tecnica e accompagnamento;
• 2.750.000,00 di euro sotto forma di servizi di certificazione.

Parlare di Parità di Genere oggi sembra anacronistico; invece, quotidianamente ci rendiamo conto di quanta discriminazione ancora persista negli ambienti di lavoro.

Di questo argomento, ci siamo confrontate con l’Avvocata Annamaria Del Chicca, nostra partner, che si è specializzata nella materia.

Quello che rileva, sono dati, che l’Avvocata mette in luce, per evidenziare il problema:

“Potrebbe sembrare ripetitivo denunciare oggi le discriminazioni di genere sui luoghi di lavoro, ma purtroppo non è così, anzi bisogna constatare che la condizione delle donne non solo non sta affatto migliorando, ma negli ultimi anni si è nettamente aggravata. Il motivo è evidente: la pandemia e la crisi economica in atto stanno ulteriormente peggiorando la situazione.

Basta dare uno sguardo ai dati Istat per rendersi conto che proprio in concomitanza con la Pandemia, si riscontrano alcuni cambiamenti non proprio confortanti: le statistiche ci dicono che una donna su  tre non lavora a seguito della prima gravidanza.

Un’ulteriore conferma di questo scenario critico arriva dalla relazione annuale sulle convalide delle dimissioni delle lavoratrici madri e lavoratori padri pubblicata dall’Ispettorato del lavoro per l’anno 2020: le dimissioni convalidate nel 2020 hanno riguardato complessivamente 42.377 persone di cui 32.812 (il 77%) si riferiscono a madri e 9.665 (solo il 23%) a padri. Sul complesso delle motivazioni indicate nelle convalide quella più frequentemente segnalata (il 38%) continua ad essere la difficoltà di conciliazione fra vita lavorativa ed esigenze di cura dei figli.

 Questa grave situazione sul mercato del lavoro è da leggere congiuntamente a quella relativa al lavoro domestico e di cura all’interno della famiglia, caratterizzata ancora oggi da una ripartizione nettamente squilibrata a svantaggio delle donne.

Inoltre la migrazione del lavoro delle donne da ambiti ritenuti “ femminili” verso settori a forte caratterizzazione maschile ha determinato una disparità retributiva in ragione del tempo dedicato al lavoro.

La soluzione c’è: Innanzitutto serve un cambiamento dal punto di vista sociale e culturale sia per quanto riguarda il concetto di cura familiare  sia quello relativo alla disparità salariale fra uomini e donne.”

Ma cos’è esattamente la Certificazione della Parità di Genere?

La Certificazione della Parità di Genere è un sistema di gestione che prevede un ciclo triennale volto ad attestare le politiche e le misure concrete adottate dalle aziende per ridurre il divario di genere, in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere, nonché la gestione della maternità.

E dunque, come possiamo ottenere la Certificazione di Genere?

Ci risponde l’Avvocata Del Chicca:

“Le certificazioni,  avviene su base volontaria e su richiesta dell’impresa pubblica o privata, qualsiasi sia  l’entità e l’ambito di attività e si basa sulla UNI|pdr 125/2022 che è una prassi di riferimento con cui l’ente italiano di normazione ha inteso fornire una linea guida.

L’azienda che vuole ottenere la certificazione,  deve dimostrare di essere in possesso di determinate caratteristiche e dimostrare la conformità di specifici indicatori di prestazione  (i famosi KPI) in relazione a sei  diverse aree di intervento che devono caratterizzare un’azienda come inclusiva e plurale che sono:

-la cultura e la strategia

– la governance

-processi HR

-Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda

-equità remunerativa per genere

-tutela della genitorialità

-conciliazione della vita-lavoro.”

Da questa panoramica, risulta un quadro chiaro: c’è molto lavoro ancora da fare per il pieno raggiungimento della parità e la Certificazione rappresenta un primo margine di differenziazione per le aziende che la scelgono.

A un rapido avanzamento tecnologico, sotto alcuni aspetti, ambiti e circostanze, non corrisponde l’avanzamento culturale e sociologico rispetto alla questione della parità, che sembra lontana, nonostante alcune azioni siano state intraprese.

Averla sarà sempre più cruciale e marcherà una linea netta di differenziazione tra le aziende che vorranno avvicinarsi alla inclusività vera, certificata, e quelle che continueranno a millantarla solo a parole.

La certificazione della parità di genere è un importante strumento per promuovere l’uguaglianza tra uomini e donne in ambito lavorativo e sociale.

Quali sono i vantaggi concreti?

Ci sono diversi vantaggi associati alla certificazione della parità di genere. Uno dei principali è la promozione di un clima lavorativo più equo e inclusivo, che può portare a una maggiore soddisfazione e motivazione dei dipendenti.  Non è una novità, infatti, che nel momento in cui le persone si sentono valorizzate e rispettate sul posto di lavoro, sono più propense a dare il loro meglio e a contribuire al successo dell’organizzazione.

La certificazione viene rilasciata da Organismi accreditati e attesta “le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità”, come si legge nell’articolo 46 bis del Codice delle Pari Opportunità.

Oltre ai vantaggi prettamente economici da misurare caso per caso in relazione alla singola realtà imprenditoriale, una delle opportunità che la certificazione della parità di genere può offrire è quello di aiutare a migliorare la reputazione dell’azienda e a attrarre talenti più diversificati. Le organizzazioni che si impegnano per la parità di genere sono viste in modo positivo dalla società e possono attirare persone con background diversi e competenze uniche. Questo può portare a una maggiore innovazione e creatività all’interno dell’organizzazione.

Ecco che quindi un’azienda inclusiva e plurale risulta più attrattiva agli occhi di possibili investitori, con conseguente accesso a finanziamenti agevolati e miglioramento in ambito di performance.

Sempre a proposito di vantaggi da non sottovalutare, la certificazione della parità di genere può contribuire a  promuovere un cambiamento culturale all’interno dell’organizzazione. Quando le politiche e le pratiche aziendali sono orientate verso l’inclusività, la pluralità e il rispetto delle diversità e della parità di genere  si combattono stereotipi e pregiudizi di genere, a un livello più ampio. Sociale e insieme globale.

Noi di Techinn,  crediamo che la certificazione della parità di genere possa davvero avere un impatto positivo sulla produttività e sul successo dell’organizzazione nel lungo termine.

Le aziende che  promuovono la parità di genere  tendono ad essere più innovative, adattabili e competitive sul mercato, poiché possono attingere a una più ampia gamma di prospettive e competenze. E questo, può, senza dubbio, rappresentare un tassello di differenziazione.

In questo articolo abbiamo elencato alcuni dei vantaggi della certificazione, sia per le organizzazioni che per la società nel suo complesso.

La CEO di Techinn, la dott.ssa Letizia Bianchi insieme all’Avvocata Annamaria Del Chicca, lavorano in modo coeso e con una visione condivisa sulla tematica della parità di genere in azienda e restano a disposizione per supportarvi ad ottenerla.

Se anche la tua azienda vuole promuovere l’uguaglianza di genere, contattaci e possiamo indicarti quali passi seguire.

Poiché, in fin dei conti, la parità non è solo un dovere morale, ma anche un investimento strategico per un futuro più equo, inclusivo e sostenibile.

Redazione articolo: Florije Abdiu

Contributo a integrazione e Intervistata: Avvocata Annamaria Del Chicca, Studio Lessi Livorno